Io e i miei compagni di viaggio davanti al massiccio del Vestrahorn. Da sinistra Pierpaolo De Gennaro, io, Andrea Bianco (autore della foto) e Pierpaolo Perri.

 

Inizio questo mio racconto descrivendo da subito le differenze rispetto all'ultimo viaggio naturalistico fatto: quello alle Lofoten. Il confronto mi è venuto abbastanza naturale, essendo vicino a livello temporale ma anche geografico. Entrambe le mete sono paradisi per i paesaggisti e non solo, entrambe offrono il meglio si possa trovare in Europa come scenario naturale, dalle montagne alle aurore. Ma le analogie terminano qui. L'Islanda è molto più grande, "vuota" e selvaggia rispetto alle isole norvegesi visitate nel 2016. Fin dai primi chilometri in auto ci è saltata all'occhio la vastità degli spazi aperti, la quasi completa assenza dell'uomo, scacciato da molte zone del paese dalla forza della natura. 

 

La forza della Natura Islandese

Una forza che è forse la cosa che più mi è rimasta impressa. 

Forza che traspare dalla potenza del mare, dal peso enorme dei ghiacciai che tagliano come burro le montagne, dai fenomeni geologici sempre incombenti su un uomo che nulla può se non cercare di adattarsi. Non che le Lofoten siano "accoglienti" verso i loro abitanti, parliamo sempre di isole oltre il circolo polare artico, ma non so come dire, sono "raccolte", offrono con i loro fiordi riparo non solo ai naviganti.

 

La partenza nel nostro viaggio fotografico in Islanda

Siamo partiti da Reykjavik in una fredda mattinata invernale. Visto il numero di chilometri e soprattutto la difficoltà delle strade islandesi ci siamo buttati subito sul 4x4, prenotando una Suzuki abbastanza capiente per 4 persone. Il tragitto progettato prevedeva 8 giorni pieni da trascorrere da sud-est a sud-ovest del paese, ignorando la parte nord, proibitiva sia per i tempi a disposizione che per la paura del meteo invernale. 

 

Il primo giorno del viaggio fotografico in Islanda - Reykjavik -  Höfn,

Quindi appena in sella siamo partiti verso Höfn, minuscola cittadina ad est. Immediatamente notiamo una luce particolarissima, il sole essendo Febbraio si alzava di pochi gradi sull'orizzonte, ma soprattutto sembrava essere quasi fisso: il "giro" che compie è stretto, lo abbiamo avuto sempre sulla destra quasi nella medesima posizione dall'alba al tramonto. Cosa può desiderare di meglio un fotografo se non una lunga alba/tramonto col sole basso ad ammorbidire luce ed ombre?

Altra particolarità è la strana fusione tra terra e mare su molti tratti della costa sud, grandi lagune, di cui è difficile scorgere i confini, cedono il passo ad alte pareti di basalto scuro in un continuo cambiamento del paesaggio che ci ha entusiasmati.

Lagune sulla costa sud dell'Islanda

 

Il meteo nel primo giorno è stato variabile, purtroppo lo è stato per poco ancora. La ring-road, la strada n°1 che compie l'interno giro dell'isola, è scorrevole ma stretta, con due sole corsie, i ponti la riducono ad una sola corsia e spesso hanno il manto in cemento, quindi è abbastanza pericolosa se si pensa che il limite di velocità è di 90 km/h. Noi sfrecciamo veloci, in tutto nel solo primo tratto di spostamenti ci siamo sorbiti ben 450 km, che sono lunghi se si pensa che ci saremmo fermati mediamente ogni 5 minuti rapiti dai paesaggi che ci si presentano davanti.

 

Il paesaggio islandese

Mentre a destra si susseguivano ambienti marini, la parte sinistra, quella interna dell'isola, era costellata da alte cime di vulcani, alcuni anche attivi come l'Eyjafjöll, famoso per l'eruzione che nel 2010 mise in ginocchio il traffico aereo mondiale a causa della nube di cenere sprigionatasi. Le montagne sono spesso tagliate da lingue di ghiaccio, che da lontano non ci sembrano nulla di che ma che nei giorni seguenti abbiamo scoperto essere gigantesche.

 

La ring road islandese ci porta verso est, in lontananza montagne e ghiacciai.

 

Le distanze sono dilatate in maniera esagerata. Attraversiamo come a rallentatore un'enorme spianata vulcanica, per ben 200 km ci ritroviamo a tagliare questa colata immensa. Ai lati della carreggiata ci accompagnavano solo foreste di lava solidificata, ricoperte a tratti da muschio, l'unica coraggiosa forma di vita che vi riesce ad attecchire. Sono rimasto a bocca aperta davanti a tale spettacolo mentre i miei compagni dormivano sfiniti dagli spostamenti. Tutto intorno a noi era vuoto! Durante il viaggio meglio non distrarsi però, ogni tanto macchine semi - distrutte ai lati della strada ci ricordano che l'impatto con queste rocce può essere molto spiacevole.

Le foreste pietrificate di lava.

 

Gli unici animali che abbiamo intravisto sono cavalli e pecore domestiche: ogni tanto infatti qualche fattoria punteggiava il paesaggio, solitamente vicino a piccole ed enormi cascate, immagino per poterne sfruttare il flusso. Le moderne costruzioni o i capannoni sorgono a fianco di piccole casette in pietra letteralmente piantate nelle terra, col solo tetto e le porte a spuntare: gli antichi islandesi avevano trovato un buon metodo per sfruttare il calore della terra e nel contempo ripararle dal vento che spesso soffia impietoso sull'isola. Vento che non trova ostacoli naturali se non le montagne, sono infatti quasi del tutto assenti gli alberi. Ogni tot di chilometri i cartelloni elettronici ci segnalavano la velocità del vento e quindi la pericolosità per la guida: abbiamo scoperto a nostre spese quanto questi supporti fossero utili negli ultimi giorni di viaggio! Tranne questi piccoli segni di civiltà per il resto eravamo soli. I paesini sono microscopici e rari e sorgono a grande distanza tra di loro: gli islandesi non sembrano soffrire di solitudine!

 

Fattoria islandese.

 

Dove abbiamo alloggiato in Islanda

È buio da parecchio quando arriviamo alla nostra meta: una guesthouse di cui non abbiamo mai visto il proprietario (cosa assolutamente comune qui), che condividiamo con altri gruppi provenienti dalla Cina e dal Messico. Tutto è tranquillo, abbiamo trovato la nostra piccola camera che ci ha ospitato 2 notti al piano superiore. Dopo la doccia e la cena, siamo scappati subito fuori a cercare l'aurora. Una ricerca quasi vana che ci ha accompagnato per tutte le sere passate in Islanda, coronata da qualche piccolo successo. La guesthouse è sempre aperta, le chiavi restavano attaccate fuori, tutti entravano ed uscivano nella massima tranquillità e rispetto: ci ha un po' colpiti questo approccio così free!

 

Il viaggio in Islanda continua

I giorni successivi abbiamo cominciato a fare il percorso all'inverso, fermandoci però mediamente ogni 100 km per visitare gli spot migliori prefissati e cambiando quindi casa quotidianamente. La cosa è stata abbastanza pesante, immaginate di dover vivere con le valigie fatte, praticamente in macchina. Ma come già detto l'isola è grande e le attrazioni distanti tra loro quindi non ci sono altri metodi. Consiglio un forte spirito di adattamento se mai ce ne fosse bisogno.

 

Il clima Islandese

Il clima è davvero tosto, non tanto per la temperatura (su cui scriverò tra poco un paragrafo a parte) ma per l'estrema variabilità: si passa in pochissimo tempo dalla grandine mista a neve alla pioggia battente. Non ci sono state aperture del cielo durante tutta la durata del viaggio, se non in rarissimi casi. Fotografare in Islanda è davvero difficile, abbiamo lottato continuamente contro  l'acqua sui vestiti e sull'attrezzatura. Acqua che arriva dal cielo ma anche nebulizzata dal mare e dalle cascate che rende ogni operazione, ogni scatto, un'impresa.

 

Tappa al ghiacciaio Vatnajökull

Sono rimasto davvero colpito dal ghiacciaio Vatnajökull. La parte centrale dell'Islanda è un'enorme calotta glaciale, la più grande d'Europa. Qui nascono quelle bellissime lingue di ghiaccio azzurro che abbiamo intravisto il primo giorno. Col suo peso e il suo lento incedere il ghiaccio ha tagliato le montagne striando i loro fianchi come un bambino scolpisce la sabbia al mare con le dita. Gli iceberg che si staccano dal fronte del ghiaccio sono uno spettacolo inenarrabile. Avevamo prenotato una visita guidata dentro al ghiacciaio, in pratica con l'ausilio di una guida ci si può addentrare nelle grotte di ghiaccio ed assistere ad uno spettacolo unico al mondo. Purtroppo a causa di una temperatura insolitamente alta per l'inverno, il ghiacciaio era instabile e pericoloso. Per questo motivo abbiamo rinunciato alle "ice cave". La cosa ci ha demoralizzato tantissimo non ve lo nascondo, era uno dei motivi principali del viaggio ma purtroppo questa è la realtà del nostro pianeta oggi. Ho riflettuto tanto su questo episodio e di come siamo spettatori colpevoli del cambiamento drammatico della temperatura globale.

 

Il vento islandese

Negli ultimi due giorni il meteo ha subito una variazione repentina con l'arrivo di un vento fortissimo. Nel frattempo noi siamo giunti ad ovest e le raffiche da 135 km/h ci hanno accompagnato impedendoci letteralmente di fotografare e spesso anche di stare in piedi. La macchina anche a 50 km/h era sballottata da una corsia all'altra con i pericoli che ne conseguono. Il piccolo cottage di legno, che ci ha accolto caldo all'ultimo spot, tremava tutto sotto le forti raffiche tanto da sembrare colpito da un terremoto costante. 

 

Il museo dello squalo marcio

Il vento però non ci ha impedito di fare una visita al museo dello squalo marcio, piatto tipico e "delizia" islandese: lo abbiamo assaggiato ma forse sarebbe stato meglio non farlo! Immaginate di mangiare un tocco di ammoniaca: la carne di questo pesce è infatti carica di ammoniaca e si sono inventati un procedimento folle per renderla commestibile.

  • Appena pescato il pesce viene sezionato e seppellito nella nuda terra per qualche mese (evidentemente non vi sono nelle sabbie islandesi insetti e vermi);
  • Una volta disotterrato viene messo ad asciugare per qualche altro mese;
  • Il piatto è pronto! surprised

 

Museo dello squalo marcio.

 

Come sono gli islandesi?

Gli islandesi sono simpatici e gentilissimi, sembravano non colpiti dalla nostra iper-attività. Conducono un'esistenza abbastanza lenta, anche nella capitale che ospita l'80% della popolazione dell'isola e ancor di più nelle campagne. Il loro rapporto con l'ambiente ci è sembrato molto responsabile. Godono e temono questa natura fortissima. Nelle case ovunque entra l'acqua calda geotermale proveniente dalle centrali, ma allo stesso tempo sono sottoposti ai capricci di queste forze terrestri.

 

Islanda terra di confine

L'Islanda è una terra di confine, con tutto quello che ne consegue: è sottoposta a sconvolgimenti anche veloci, è giovane e impetuosa, in alcuni momenti ci ha davvero fatto paura per il suo essere selvaggia e imprevedibile. Tutto qui è in rapida evoluzione, in particolare i fenomeni geologici e meteorologici che la sconvolgono e la fanno assomigliare ad un bimbo che cresce e gioca.

 

 Video realizzato da Pierpaolo Perri.

 

P.S. Per chi volesse approfondire trova gli articoli che parlano specificamente dei singoli spot a questo link.