A distanza di mesi cerco di mettermi a scrivere questo ultimo articolo sul viaggio in Norvegia. Era da un po’ che ci pensavo, ma ovviamente, come potrete immaginare, non è affatto facile racchiudere, in un unico scritto, tutte le mie impressioni e le sensazioni su di un viaggio così intenso.

Gli articoli precedenti erano dedicati ai singoli spot e analizzavano quindi il luogo preciso, raccontandone le peculiarità, anche e soprattutto, dal punto di vista tecnico. Qui invece cerco di fornire, con un respiro più ampio, i retroscena, i sentimenti, le emozioni e in generale quello che mi ha lasciato dentro la Norvegia.

Partiamo dal percorso, lungo e tribolato, che ci ha spaventato fin dall’inizio. Io ero completamente pronto e sapevo quello che ci aspettava, dopo tutto erano “solo” 4 anni che pensavo e pianificavo questo viaggio. I miei amici invece... no!

Gli spostamenti prevedevano questo “mirabolante” tracciato:

  • Cosenza - Roma in macchina
  • tre spostamenti aerei tra Roma, Berlino, Oslo e infine Bodo
  • auto a noleggio presa all’aeroporto di Bodo e successivo traghetto direzione Lofoten
  • tre ore e mezza di traghetto nel mare del nord
  • ultima ora in auto per raggiungere la nostra casetta dei pescatori a Ballstad.

Il tutto effettuato in poco meno di 36 ore!!! Capirete bene che alla fine eravamo un po’ provati. Appena giunti, alle 7 di mattina, siamo sprofondati in un lungo sonno. Ad aggravare la nostra stanchezza ha contribuito fin da subito una condizione particolare di quelle terre del nord: a Maggio avevamo quasi il “sole di mezzanotte”. Essendo le Lofoten oltre il circolo polare artico, presentano una luce costante nei mesi estivi, col sole che non tramonta mai e 2-3 mesi invernali di notte artica. Questa caratteristica mi sembrava una cosa da nulla prima della partenza ma alla fine del viaggio devo dire che ha un notevole impatto sui normali ritmi a cui io, abitante del sud Europa, ero inconsciamente abituato.

Comunque infine furono le Lofoten! Tanto desiderate, tanto viste su internet, esplorate su decine di mappe. Cattedrali di basalto in mezzo all’oceano, fiordi e spiagge sconfinate, acqua e neve. Questo sono le Lofoten. Un lembo di terra che si stacca dalla penisola scandinava e corre parallela alla costa continentale per 300 km, suddiviso in una miriade di isole e isolotti tutti connessi tra loro mediante ponti e tunnel sottomarini e abitato da 20.000 persone circa. Un eden per i fotografi paesaggisti che qui possono trovare spunti ad ogni passo. Le cime fin da subito impressionano, non sono altissime, le più alte superano di poco i 1000 metri, ma essendo a strapiombo nel mare e ovviamente quasi sempre incappucciate di neve, lasciano a bocca aperta fin da subito.

Dopo le cime, arrivando sull’arcipelago si nota immediatamente un’altra cosa: lo stoccafisso! Il suo odore si sente nelle narici da appena sbarcati, i lunghi filari con migliaia di merluzzi appesi punteggiano tutte le isole. Le Lofoten sono regine nella produzione di merluzzo essiccato e in salamoia e l’Italia è uno dei principali importatori di questo prodotto. Nel 1600 il viaggiatore veneziano Pietro Querini naufragò in quelle acque e fu costretto a passare sei mesi in compagnia dei pescatori norvegesi; al suo ritorno importò presso la Repubblica di Venezia questo prodotto sconosciuto che divenne quasi immediatamente un prodotto della tavola veneta.

Le rastrelliere sono ovunque e variano da piccole dimensioni a produzioni industriali. Il pesce è lasciato all’aperto, sotto l’azione degli agenti atmosferici e soprattutto del freddo che garantisce una perfetta essicazione. Piccola nota: i pesci vengono decapitati perchè con le lingue viene fatta una zuppa e quindi le le teste vengono essiccate a parte.

Le rastrelliere cariche di merluzzo

 

Il rifugio che ci accoglie infreddoliti alle 7 di mattina è proprio una vecchia casetta dei pescatori, una Rorbu come la chiamano gli indigeni. Tutta in legno e poggiata su piloni che affondano nell’acqua, con un piccolo molo che permette l’accesso diretto al mare, una cosa comune per quasi tutte le abitazioni. Tutti qui hanno un rapporto diretto col mare, tutti hanno una barca e vivono di quello che questo mare pescoso offre. Ovunque richiami alla vita marinara sono visibili: scheletri di pesci abissali campeggiano sui balconi delle case; gomene, funi e reti adornano i piccoli moli. A Nusfjord hanno persino realizzato un piccolo anfiteatro in legno tra le rocce per poter apprezzare il mare. Dopotutto sono isolani!

Anfiteatro sul mare a Nusfjord

 

Ma torniamo a noi: eravamo piombati in un sonno ristoratore che ci ha rubato metà della prima giornata, ma questo non è un problema visto che qui la luce non manca mai, a metà Maggio il sole tramonta per un’ora e mezza e anche quando questo avviene ovviamente è presente molta luce, così che si può scattare a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Noi eravamo in 4, Andrea e Pierpaolo, entrambi fotografi e l’altro Pierpapolo,  videografo.  Abbiamo deciso di affittare l‘intera casetta per risparmiare e poter cucinare qualcosa da soli - la vita in Norvegia è molto costosa, vige la Corona Norvegese con cui l’Euro ha un cambio sfavorevole -  appena svegli quindi via verso il supermercato per fare la spesa ed essere pronti per la prima serata fotografica. Qui si potrebbe aprire una lunga parentesi sui supermercati norvegesi e i loro prodotti, ma riporterò solo due particolari molto caratteristici: 1. non esiste l’acqua in bottiglia, quella che c’è è sempre aromatizzata al limone e costa tantissimo, 2. non è possibile comprare birra al sabato: insomma stranezze nordiche!

Sistemate le nostre cose cominciano quindi le uscite quotidiane che avvengono sempre intorno all’ora di pranzo o subito dopo e che ci portano a toccare un paio di spot al giorno, solitamente spiagge e piccoli borghi. La “notte” nella casetta si dorme poco e male, le case qui non hanno imposte alle finestre né tantomeno tende che possano oscurare bene, insomma se scegliete di andarci d’estate ricordatevi una buona mascherina. In cambio la vista è sempre da sballo, basta affacciarsi per scoprire la pace. Noi alla fine ci siamo ritrovati a bighellonare in giro fino almeno alle 3 di notte alla ricerca di una luce particolare tra tramonto e alba e dormendo fino alle 10 - 11 di mattina.

Le vista dalla mia camera da letto dalla Rorbu di  Kræmmervika Rorbuer a Ballstad.

 

Le temperature sono abbastanza miti, si oscilla tra 0 e 8 gradi, le isole godono dell’influenza della corrente del Golfo del Messico che lambisce queste coste, ovviamente freschine per noi uomini mediterranei, abituati ai 25 gradi che abbiamo lasciato in Calabria e cosi il primo giorno abbiamo dovuto un po’ acclimatarci.

Il meteo è estremamente variabile. La vicinanza al polo e la presenza dell’oceano determinano cambi repentini, si passa in poche ore dal cielo sereno a pioggia e neve, con le conseguenti difficoltà nello stare fuori su spiagge enormi con pesante e delicata attrezzatura da portarsi dietro. Qualcosa a riguardo la può raccontare il mio amico Piero, venuto con la chiara intenzione di produrre Time-Lapse da urlo ma che alla prima uscita a Uttakleiv Beach, ha visto portarsi via tutta l’attrezzatura sul cavalletto da una grossa ondata oceanica spinta dal vento impetuoso. Evento che avrebbe potuto guastare il morale dell’intero viaggio ma che lui ha gestito con grande filosofia (e non mi sarei aspettato nulla di diverso conoscendolo), ma che da subito ci ha messo sul chi va là riguardo alle condizioni di un territorio forte e imprevedibile.

 

Il Time-lapse di Piero realizzato con le  nostre attrezzature.

 

L’acqua è una costante, sui vestiti e sull’attrezzatura, ma le cose che la rendono davvero fastidiosa sono rappresentate dalla condensa che al rientro in macchina ricopre totalmente la reflex e, soprattutto, i continui schizzi di acqua sulle lenti frontali degli obiettivi e dei filtri che possono rendere vane esposizioni anche molto lunghe. Scattando vicino al mare e con perturbazioni quasi costanti, siamo stati costretti a cercare delle finestre nel meteo che a volte constavano letteralmente in pochi minuti, in cui correvamo per la spiaggia per poter fotografare tra uno scroscio di neve e l’altro, lottando col vento e il freddo alle mani.

E cosi siamo andati avanti per ore e per giorni, accompagnandoci tra queste cattedrali di basalto, in mezzo a rocce e massi enormi, col solo vento a farci compagnia. La scarsissima antropizzazione delle isole ti permette di girare per mezze giornate senza intravedere nessuno. Si sta da soli con se stessi, immersi nel paesaggio e nella natura selvaggia degli elementi. Il fragore del mare è sempre presente specie se si fotografa su coste esposte ad ovest, per il resto è puro silenzio, anche perchè le parole da dirsi finiscono quasi subito, tanto è lo stupore per quello che ti aspetta ad ogni spot.

I norvegesi, (quei pochi che abbiamo visto) sono gentili ma schivi e abbiamo fatto fatica a capirne i ritmi giornalieri. Noi avendo cicli di luce e buio sempre piuttosto precisi siamo abituati a compiere tutte le attività lavorative nelle ore di luce ovviamente, ma loro che hanno abbondanza di sole in estate e zero d’inverno sembrano non avere orari. Semplicemente fanno quello che devono quando vogliono senza pensare troppo al discorso di notte e giorno, tanto lì questi concetti sono piuttosto dilatati. Sembrano essere anche parecchio nazionalisti o in generale attaccati alle tradizioni, su tutte le case campeggia il vessillo nazionale; cosi come molto attaccati anche all’ambiente e al vivere la natura che li circonda. Anche col brutto tempo è facilissimo trovare surfisti che cavalcano le gelide onde oceaniche oppure free-climber e trekker che percorrono i sentieri e le pareti, insomma pochi convenevoli perchè qui non ci sono scuse per farli. Mi è sembrata gente vera e “tosta”.

Le poche cittadine sembrano pigre e assonnate, i negozi hanno orari di apertura semplicemente pazzeschi per noi (11:00 - 16:00 !!!), tranne che al sabato pomeriggio quando si animano fin troppo. Gli isolani, come altre popolazioni del Nord Europa, non sembrano avere freni inibitori in quanto a consumo di alcool :-). Qui ho subìto il primo test alcolemico della mia vita. La Polizia non fa posti di blocco, gira direttamente a piedi e appena intravede da lontano un’auto in movimento la ferma ed effettua il test. Nel mio caso la povera poliziotta è rimasta addirittura incredula davanti allo zero punto zero del risultato, non riusciva a credere che nell’intero paesino ci fosse ancora qualcuno di vagamente sobrio.

I miei compagni di viaggio a cui ho fatto riferimento prima e che adesso presenterò nel dettaglio sono stati davvero speciali. All’inizio del viaggio, non conoscendoli sotto questo aspetto, ero pensieroso, condividere un’impresa come questa, con lunghi spostamenti, freddo pungente, carenza di sonno e tutto il resto può mettere alla prova i nervi di tutti, ma loro hanno saputo godersi con me il percorso prima che la meta, sempre con leggerezza e allegria, sopportando rotture di scatole e inconvenienti.

 

Andrea Bianco

 

Pierpaolo Perri

 

Pierpaolo De Gennaro

 

Con queste foto dei miei amici concludo questo lungo articolo di sunto sul viaggio e spero che possa essere utile per chi vorrà intraprendere un viaggio in queste meravigliose isole alla fine del mondo.

Come già detto troverete nella pagina Luoghi e Riferimenti di questo sito tutti i racconti e le indicazioni per raggiungere i singoli spot fotografici che abbiamo toccato.

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